La Musicoterapia di stampo psicodinamico
In musicoterapia la musica e gli elementi musicali sono utilizzati per cercare una comunicazione diversa ma molto più profonda, che ci mette in contatto con la nostra parte più vera e primordiale. In questo modo il suono, oppure anche il silenzio, saranno espressione, comunicazione senza filtri e permetteranno all’altro di sentirsi accolto, accettato, compreso. La relazione interpersonale è il fattore fondamentale e primario e l’elemento sonoro/musicale è il mezzo attraverso il quale nasce e si sviluppa.
Elementi fondamentali nella relazione musicoterapica
(da un articolo di M. Giusti e F. Suvini, «Musicoterapia e autismo: la musicoterapia psicodinamica come terapia dell’intersoggettività» in Qualità della vita tra Mente e Corpo, a cura di Corrado G. et al.. Edizioni Maddali e Bruni, Florence 2014)
- l’Intersoggettività come momento di condivisione mentale nell’atto di comunicazione.
- il modello contenitore-contenuto che il bambino apprende nella relazione con la madre (secondo Bion) come modalità di interazione in terapia, in cui viene permessa una rielaborazione delle esperienze al bambino per aumentare l’integrazione del sé.
- la relazione affettiva come “primo motore di cambiamento” e quindi sia come strumento nelle sedute ma allo stesso tempo anche fine, poiché l’obiettivo è anche quello di permettere lo sviluppo delle capacità intersoggettive.
- il coinvolgimento attivo dell’altro che deve avvenire in modo graduale ma è fondamentale per una terapia di tipo psicodinamico.
- il contesto libero che deve caratterizzare le sedute nelle quali gli obiettivi sono ottenuti in modo indiretto e nascono proprio dalla relazione e dal coinvolgimento del soggetto in seduta lasciandolo libero di essere sé stesso.
- un percorso di terapia personale del terapeuta.
A questi elementi voglio aggiungerne altri di tipo più pratico a cui porre la stessa attenzione:
- la Voce che ha la capacità di esprimere ciò che sta dentro di noi, comprese tensioni ed emozioni interne.
- l’improvvisazione, che nasce nel momento in cui si crea una relazione interpersonale ed è ritratto dell’essere del mondo del paziente.
- lo Sguardo che ha la capacità di mostrare una parte di noi più profonda, vede al di là di ciò che è apparenza.
- il Silenzio, che nella seduta ha un valore di comunicazione ed è in questo spazio che sguardi, rumori, suoni, tocchi possono fiorire e svilupparsi.
- il Setting, luogo e momento in cui avviene l’incontro.
Il modello della libera improvvisazione di J. Alvin
K. Bruscia definisce il modo di fare terapia di J. Alvin “terapia della libera improvvisazione” proprio perché è l’improvvisazione l’attività centrale del modello ed è libera poiché al paziente viene data massima libertà. Assieme a questo, la non direttività del musicoterapeuta permette la creazione di una relazione paritaria e libera da qualsiasi forma di giudizio.
I riferimenti teorici in questo tipo di terapia sono di stampo psicodinamico e psicoanalitico e la motivazione è il piacere.
Gli obiettivi del lavoro musicoterapico che condivido nel mio fare ed essere musicoterapeuta sono:
- L’Autoliberazione intesa come uno sfogo mediante l’improvvisazione di impulsi e pulsioni, di figure interiorizzate, di ossessioni compulsive.
- La possibilità e il lavoro nello stabilire diversi tipi di relazione che si riflettono nei diversi stadi dello sviluppo che per la Alvin sono alla base dell’instaurarsi delle relazioni.
- Una crescita evolutiva che permetta lo sviluppo in diverse aree: intellettuale, fisico, socio-emotivo.
Il modello Benenzon
“La Musicoterapia come tecnica creatrice di vincoli permetterà agli uomini di stringere migliori legami affettivi e comunicativi fra di loro e favorirà la creazione di piccole comunità e la loro integrazione.”
R. O. Benenzon
Ho avuto la fortuna di essermi formata con il maestro R. O Benenzon che ha lasciato in me alcuni tratti indelebili che ho riportato nel mio lavoro di musicoterapeuta.
- L’attenzione alle sensazioni ed emozioni del terapeuta prima e dopo la seduta;
- l’importanza dell’attesa, del silenzio e del rispetto dell’altro;
- la difficoltà e la bellezza di saper aspettare, ascoltare e capire l’altro in un contesto non verbale;
- la centralità del setting come ambiente in cui si svolge l’incontro, del quale è necessario prendersi cura;
- l’importanza dei protocolli da compilare prima e dopo le sedute, per aiutare la riflessione del terapeuta su sensazioni, emozioni, difficoltà;
- il valore del lavoro in coppia terapeutica.